chirurgia robotica

Chirurgia col computer? Ecco perchè!

In occasione del congresso C.A.O.S. a OSAKA, in Giappone, mi sono state rivolte alcune domande sulla chirurgia robotica assistita:

Cosa vuol dire chirurgia robotica in ortopedia?

Si tratta dell’utilizzo di sistemi informatici e hardware meccanici (minirobot attivi o passivi), per gli interventi di sostituzione protesica dell’articolazione del ginocchio e dell’anca, di solito, per degenerazione artrosica. Il sistema più utilizzato, oggi, nel mondo è la cosiddetta “navigazione”, che estende il suo campo d’applicazione anche alle osteotomie correttive ed alla ricostruzione del legamento crociato del ginocchio. In poche parole, la chirurgia tradizionale, assistita da un computer. Sensori particolari, posizionati sul paziente e sugli strumenti chirurgici, vengono registrati da un lettore collegato al computer. Questo viene informato della posizione dell’arto nello spazio, della sua deformazione artrosica. Elabora i dati e fornisce suggerimenti, sulla base del software, preparato dal chirurgo, per correggere la patologia ed impiantare le componenti protesiche nella posizione voluta. Verifica anche i tagli, per un’eventuale correzione sul campo e fornisce un report con tutti i dati della procedura chirurgica. Il computer può essere utilizzato, anche, per la pianificazione dell’intervento, con una scheda da  inserire in un robot chirurgico o la creazione di apposite mascherine di taglio, specifiche per quel paziente, sulla base di una TAC o RMN. Insomma, un mondo in continua evoluzione, per un supporto, più scientifico, al nostro operare.

In cosa il navigatore od il robot fanno la differenza rispetto allo strumentario convenzionale?
Standardizzano i nostri gesti chirurgici (bisogna seguire dei campi obbligatori), li uniformano, con l’obbiettivo di uniformare le prestazioni ed i risultati. Cambia il modo di dialogare in sala operatoria. Non più per sensazioni visive, basate sull’esperienza, ma ragionando con i numeri, con indicazioni oggettive. Tutti, dal chirurgo, all’assistente, all’anestesista, all’infermiere, guardando il display del computer, tutti possono interagire “dando i numeri”. Il chirurgo è sempre meno artista solitario, padre e padrone della tecnica, e sempre più scolastico, insegnante di un’esperienza tradotta in immagini e numeri. Questa è la vera evoluzione in sala operatoria.

Si impiantano le componenti protesiche al meglio della tecnologia, si conoscono, con numeri, le eventuali dismetrie degli arti inferiori (complicanza, non rara, nella protesi dell’anca) e, di conseguenza, si può porvi rimedio, direttamente in sala. Si conoscono gli sbilanci legamentosi, nelle protesi di ginocchio, gli eventuali mal allineamenti degli arti, diminuiscono le perdite ematiche, le tromboflebiti, ecc. La letteratura internazionale e la nostra esperienza personale ci confortano in questo. Questo però, non vuol dire che si opera meglio, rispetto alla tecnica tradizionale, ma che si opera al meglio delle conoscenze. Noi sosteniamo che il computer aiuta il chirurgo alle prime armi ed esalta l’esperto. Se ne può fare a meno, ma il numero degli appassionati sta crescendo. Soprattutto, tra i principianti ed i professori universitari che hanno capito come il computer possa aiutare il loro dialogo. Si è dimostrato un ottimo strumento d’insegnamento delle procedure chirurgiche.

E’ vero che l’impiego di questa tecnologia prolunga i tempi operatori?
Vero. E’ il grande ostacolo sulla nostra via. Assieme ai costi, ai difetti dell’hardware, al blocco della procedura informatica (per fortuna ormai sempre più raro). Ma, se l’obbiettivo è una migliore conoscenza delle conseguenze dei gesti chirurgici in sala, una tecnica operatoria riproducibile, con una verosimile diminuzione degli insuccessi e delle complicanze (e, quindi, revisioni), i 15 minuti in più, non sono persi, ma, altresì, guadagnati. Inoltre, come abbiamo ammortizzato i tempi ed i costi per la profilassi antibatterica ed antitrombotica, allo stesso modo, potremmo ammortizzare questa prevenzione delle complicanze degli impianti protesici.

Questa tecnologia è più utile per la chirurgia d’anca o per quella del ginocchio?
Il computer, è una specie di “Grillo Parlante” che ti accompagna nell’intervento, ti impone atti in sequenza, ti informa su cosa stai facendo, dove stai andando e ti consiglia cosa farebbe lui. Oggi, a mio modesto avviso, è utile sia per il ginocchio che per l’anca. Ma la strada è tracciata. Sarà sempre più presente in sala operatoria, per la traumatologia, per il LCA, per le osteotomie, ecc. Il futuro parla con il linguaggio informatico, perché noi dovremmo sottrarci?
Cito il paragone che sono solito enfatizzare nelle discussioni: “se devo acquistare una motocicletta che va a 300 all’ora, pericolosa e supertecnologica, giro l’angolo, entro nella prima concessionaria e tratto l’oggetto. Se devo inserire un pezzo metallico nel mio corpo, o in quello di un mio parente, non mi fido, neppure, del miglior ospedale della mia città. Mi attacco al telefono, per conoscere il chirurgo con la maggior esperienza nel campo, quello che ne fa di più, quello che ha maggiori successi, quello…….”  Assurdo, no?

Quali sono i sistemi più affidabili?
Domanda difficile. Oggi, quasi tutte le compagnie produttrici di protesi articolari offrono un prodotto computerizzato di supporto alla procedura d’impianto tradizionale. Alcune hanno già cambiato due o tre sistemi per problematiche relative al software o all’hardware. Ci sono sistemi “open”, che si adattano a più impianti e sistemi chiusi che consentono l’utilizzo solo delle protesi di una ditta. Io ne ho provati molti, in questi 14 anni di attività dedicata, uno dei più affidabili e aggiornato è l’Orthopilot. Un sistema tedesco chiuso che permette la navigazione anche della revisione del ginocchio e dell’anca displasica.

Come mai questa tecnologia non è così diffusa?
Bella domanda. Intanto, nel mondo, l’utilizzo del computer e del robot sta crescendo, soprattutto in Australia e nei paesi asiatici, Giappone, Cina, Corea del Nord, ecc. Sicuramente, i costi ed il tempo operatorio più lungo, incidono economicamente sui budget degli ospedali. Negli USA e nelle cliniche private accreditate, questo è un problema. In America, le assicurazioni sono attente ai risultati per 5 anni, poi le protesi possono anche fallire. Ma è un discorso difficile che non vorrei affrontare qui. Negli ospedali pubblici, ci vogliono Direttori Generali illuminati che capiscono i vantaggi ed investono in questa tecnologia, ma non è facile trovarli. Inoltre, in Italia, i chirurghi sono bravi ad impiantare le protesi, anche senza questa tecnologia, pertanto non sentono il bisogno di avvicinarsi ad un nuovo percorso chirurgico, che appesantisce l’intervento. Certo è che, tutti questi dati acquisiti in sala operatoria e registrati, si configurano come una sorta di “check list” della nostra procedura chirurgica e, la scheda finale, come una “scatola nera”. Nel mondo aeronautico, la loro introduzione ha diminuito, drasticamente, gli incidenti aerei. In sala operatoria, allo stesso modo, dovrebbe diminuire i nostri errori.



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