Il gomito del padelista: un fastidio sempre più comune (ma risolvibile)
Negli ultimi anni, il padel ha conquistato moltissimi appassionati, trasformandosi da sport di nicchia a fenomeno di massa. Ma, insieme al divertimento, sono arrivate anche alcune problematiche fisiche che vedo sempre più spesso tra i miei pazienti. La più frequente? L’epicondilite, meglio conosciuta come “gomito del tennista”, che ormai potremmo ribattezzare tranquillamente “gomito del padelista”.
Si tratta di un’infiammazione dei tendini che si inseriscono nell’epicondilo laterale del gomito. È causata da uno sforzo eccessivo e ripetuto dei muscoli dell’avambraccio, che nel padel vengono continuamente sollecitati. I colpi di rovescio, le volée e i movimenti esplosivi tipici di questo sport possono provocare microtraumi ai tendini, che alla lunga diventano dolorosi e limitanti.
Perché il padelista si fa male al gomito?
I motivi sono diversi, spesso combinati tra loro. In primo luogo, c’è il sovraccarico funzionale. Giocare tante partite a settimana, magari senza un’adeguata preparazione muscolare, mette sotto stress il gomito. A questo si aggiungono errori di tecnica – per esempio un rovescio eseguito con il polso troppo rigido – oppure l’utilizzo di racchette non adatte, troppo pesanti o con materiali che trasmettono troppe vibrazioni.
Anche la forza dell’impugnatura ha un ruolo: stringere eccessivamente la racchetta può aumentare la tensione su muscoli e tendini. E se i muscoli dell’avambraccio non sono ben allenati o flessibili, il rischio di infiammazione cresce.
Non solo il gomito: le altre zone a rischio
Il padel è uno sport intenso e dinamico, che mette in gioco tutto il corpo. Non sorprende che anche altre articolazioni siano spesso coinvolte: le spalle (con infiammazioni ai tendini della cuffia dei rotatori), i polsi (per via dei movimenti ripetitivi), le ginocchia e le caviglie (soggette a distorsioni e lesioni meniscali per i cambi di direzione) e perfino la schiena, che può soffrire per torsioni e flessioni improvvise.
Come si cura?
La buona notizia è che l’epicondilite si risolve nella maggior parte dei casi con terapie conservative. Il primo passo è ridurre o sospendere l’attività che provoca dolore. Poi si può intervenire con antinfiammatori, pomate o cerotti, e con la fisioterapia: tecarterapia, onde d’urto, laser o ultrasuoni aiutano a migliorare la circolazione locale e accelerare la guarigione. In alcuni casi consiglio anche idrokinesiterapia – esercizi in acqua – oppure l’uso di tutori specifici che riducono il carico sul tendine.
Il lavoro manuale del fisioterapista e un programma mirato di stretching e rinforzo muscolare completano la terapia. Quando però il dolore persiste o è particolarmente intenso, si può ricorrere alle infiltrazioni.
Infiltrazioni: cosa sapere
Le infiltrazioni possono far paura, ma spesso sono risolutive. Quelle con cortisone agiscono rapidamente sull’infiammazione e sul dolore. In alcuni casi selezionati, utilizzo invece il PRP – plasma ricco di piastrine – che appartiene alla medicina rigenerativa: partendo da un prelievo di sangue del paziente, si isolano le piastrine che rilasciano fattori di crescita, stimolando la rigenerazione del tessuto danneggiato.
Il dolore legato all’iniezione è generalmente lieve, simile a una normale puntura, e non richiede un accompagnatore. Dopo l’infiltrazione si consiglia solo di evitare sforzi per 24 ore. È bene sapere che le infiltrazioni possono essere rimborsabili dal SSN, ma dipende dal tipo di farmaco usato e dalla struttura in cui vengono effettuate.
E se non funziona nulla?
In una piccola percentuale di casi – quando la terapia conservativa non dà risultati dopo sei mesi o un anno – si può valutare l’intervento chirurgico. Si tratta di una procedura mininvasiva, che rimuove la porzione danneggiata del tendine e stimola la zona per favorire la guarigione naturale.
In sintesi, il gomito del padelista è fastidioso ma affrontabile, soprattutto se trattato in modo tempestivo e con il giusto approccio. Con una buona prevenzione, un allenamento mirato e l’aiuto di uno specialista, è possibile tornare in campo più forti di prima.
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